I sistemi di gestione aziendale come strumenti al servizio degli amministratori per la gestione del patrimonio edilizio storico e la conservazione del Genius loci
La memoria colorata delle città è uno degli elementi fondati della qualità dello spazio pubblico. Quando si parla di colore delle facciate non si fa riferimento solo all’aspetto meramente estetico delle superfici quanto piuttosto alle scelte materiche e delle tecniche di lavorazione del supporto, di cui il tinteggio costituisce la finitura. Il colore rappresenta quindi non solo decoro ma materia, conoscenza delle tecniche costruttive, paesaggio e identità.
Da un punto di vista percettivo il paesaggio urbano è costituito da un insieme di elementi che fanno per lo più riferimento alla morfologia dell’insediamento, alla posizione geografica, alle caratteristiche architettoniche tipizzanti ad episodiche del nucleo storico, ecc. Collegati a questi caratteri macroscopici esistono poi una serie di elementi a scala ridotta dalla cui sommatoria derivano l’identità e l’autenticità stesse della città storica o del suo borgo.
Le qualità dei materiali lapidei o delle malte che costituiscono diffusamente gli apparecchi murari, i rivestimenti o le modanature, il colore delle facciate e dei decori, specialmente per le parti più antiche, determinano le peculiarità ed il valore del patrimonio costruito storico.
Attraverso la conservazione dei manufatti architettonici si racconta e si esalta il Genius loci, che emerge dal sapiente impiego delle diverse pietre da costruzione, dall’uso di differenti materiali che per la complessa natura geologica dei luoghi ha richiesto alle maestranze locali la formazione di una peculiare tradizione costruttiva che si è trasmessa di generazione in generazione.
L’aspetto cromatico non è esente da queste dinamiche, di conseguenza anche gli intonaci e i tinteggi assumono caratteristiche tipiche del luogo a seconda delle tradizioni costruttive e delle tipologie di terre (inerti) combinate ai diversi tipi di leganti presenti in posto.
Lo studio delle finiture degli edifici e spazi urbani costituisce uno strumento che integra e l’indagine sul processo di formazione e trasformazione della struttura urbana, rileggibile anche attraverso questo aspetto
P. Falzone, Colore Architettura Ambiente. Temi e problemi, Edizioni Kappa, 2008
Prendere coscienza di quanto detto sopra, significa comprendere l’importanza della salvaguardia del paesaggio urbano nella sua identità e complessità, in un’ottica non solo di tutela “ingessata” ma anche di valorizzazione del potenziale economico che il nostro patrimonio architettonico è in grado di esprimere. Ciò rappresenta una sfida per gli amministratori e i decisori pubblici e privati: come organizzare e utilizzare tutte le informazioni necessarie alla gestione del patrimonio senza appesantire con ulteriori regolamenti e vincoli la complessità del tessuto storico? Che fare?
Abbiamo già parlato dell’introduzione dei sistemi ICT nella pubblica amministrazione all’interno del processo più ampio che riguarda l’intera società mondiale e che si chiama trasformazione digitale.
Sistemi ICT appositamente costruiti su piattaforme cloud ormai molto diffuse ed a basso costo offrono alle amministrazioni strumenti intelligenti per la gestione delle informazioni, caratterizzati da facilità e rapidità di analisi e di lettura, abbattendo i tempi di decision making.
Un esempio per capire come possono essere utilizzati questi strumenti è nell’uso e nella gestione delle tavolozze – o palette – dei colori, utilizzate per i Piani del Colore. In molti Piani le tavolozze sono realizzate come raccolte cartacee di campioni tra cui scegliere il colore appropriato oppure come tavole pdf statiche rappresentanti i prospetti degli edifici “colorati” in digitale. In molti casi, poi, le palette non riportano il sistema di codifica internazionale che sarebbe necessario per una corretta indicazione da fornire al progettista.
Indicazioni ambigue e troppo generiche determinano non poche difficoltà nella gestione del Piano, sia per l’amministrazione che per i progettisti che per i privati cittadini, col risultato finale che la normativa sul colore viene inevitabilmente accantonata.
Un altro elemento critico è la mancanza di integrazione tra il Piano del Colore ed i Sistemi Informativi Territoriali che si occupano di legare la normativa redatta dagli uffici a elementi georeferenziati nello spazio, garantendone inoltre la massima leggibilità ed interattività possibile.
Nel caso del Piano del Colore risulterebbe quindi estremamente vantaggioso avvalersi degli strumenti ICT interoperabili con i map service dei SIT per la gestione dei dati in alzato – dalle informazioni sui materiali delle architetture, a quelle sul colore, ai dati dimensionali, ecc. – costruendo tavolozze interattive, georeferenziate e interrogabili, che si integrino e completino le informazioni dei SIT.