Una panoramica sulle normative regionali per la conservazione e la valorizzazione del paesaggio urbano storico
Il colore espresso dalle superfici architettoniche è la “pelle” attraverso la quale leggere l’identità propria della fabbrica di appartenenza e, quindi, dell’ambiente costruito. Colore, tipologia edilizia, materiali e tecniche di esecuzione sono elementi strettamente interconnessi, come analogamente gli edifici sono inscindibili dallo spazio urbano.
Le facciate degli edifici e le loro superfici cromatiche, inoltre, rappresentano un confine molto sottile tra l’ambito privato e quello pubblico: ogni intervento in superficie ha ricadute sullo spazio pubblico, che in funzione della qualità del progetto, può trarne beneficio o viceversa uscirne svalutato se non compromesso.
Ma, come detto, non si tratta solo di “scegliere i colori con cui tinteggiare le facciate”: il Piano del Colore, quale strumento urbanistico, dovrebbe comprendere una pluralità di rapporti e contenuti legati sia agli aspetti superficiali (le architetture, i materiali costitutivi, le cromie), che agli aspetti spaziali (il paesaggio urbano circostante e le relazioni col territorio), che agli aspetti temporali (ricerche storiche e monitoraggio).
Per tale motivo, i più recenti Piani Paesaggistici di varie Regioni d’Italia identificano il Piano Colore come strumento fondamentale nella pianificazione urbana dei centri storici che considera la coesistenza tra colore, materia, monumenti, relazioni e aspetti estetico-percettivi, ponendo attenzione per l’edilizia monumentale come per quella di base e trattando la materia colore su più livelli:
- a scala ambientale e urbana: nel rapporto col territorio circostante (morfologia, impatto visivo, condizioni meteorologiche, ecc.) e con il tessuto urbano (strade, piazze, cortine, ecc.)
- a scala architettonica: nel rapporto tra dettagli costruttivi, materici e tipologici dello stesso edificio.
Più in generale, tuttavia, a livello legislativo i centri storici e il paesaggio costruito storico nel suo complesso soffrono di una carenza di specifiche definizioni normative, spesso rivolte alla grande e alla piccola scala ovvero al territorio inteso come ambiente naturale e al singolo monumento tutelato.
“La conservazione del patrimonio culturale è assicurata mediante una coerente, coordinata e programmata attività di studio, prevenzione, manutenzione e restauro”
Inoltre le iniziative per la valorizzazione dei centri storici, a più livelli, dall’evento “spot” al progetto di ricerca universitario, se non sono messi a sistema rischiano di esaurire in breve la loro spinta propulsiva.
Le problematiche legate alla conservazione e gestione del patrimonio architettonico derivano in buona parte proprio dalla difficoltà di ricomposizione della complessità di questo tessuto urbano e della mole d’informazioni che ne deriva.
Il Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio stabilisce che “La conservazione del patrimonio culturale è assicurata mediante una coerente, coordinata e programmata attività di studio, prevenzione, manutenzione e restauro” (ex art. 29, comma 1).
Alla luce di quanto detto e in linea col concetto di conservazione espresso dal Codice, per un corretto piano di conservazione del patrimonio architettonico e culturale i passaggi fondamentali sono riassumibili in:
- efficienza nella raccolta, organizzazione e gestione dei dati;
- rapidità d’interpolazione dei dati;
- restituzione e comunicazione semplice dei risultati ottenuti, attraverso l’utilizzo di indicatori chiari e sintetici.
Per affrontare tutte queste problematiche, è necessario che le amministrazioni dispongano delle informazioni corrette e aggiornate (e facilmente aggiornabili) sullo stato di fatto dell’edificato e sui fenomeni/criticità in atto per effettuare scelte più intelligenti in modo più rapido.
Una lettura dei dati profonda e corretta permette di comprendere tendenze, criticità, valori e disvalori e di disporre di un aiuto sostanziale nel capire dove allocare le risorse per arginare problematiche e al contempo ottenere maggiori ritorni sugli investimenti.